PAGANESEVIRUS...STORIE EPIDEMICHE

PAGANESEVIRUS...STORIE EPIDEMICHE: PINO PALUMBO

Confermato quando ha perso, esonerato quando ha vinto. E la sua ultima gara è contro la Paganese

Quando ha vinto è stato esonerato, quando ha perso è stato riconfermato. Potrebbe sintetizzarsi così il bello, lungo (anche se spezzettato) ma pure travagliato legame fra la Paganese e Pino Palumbo. Il trainer di Venosa, da qualche anno fermo a causa di motivi di salute, ha scritto una delle pagine più belle della storia recente della Paganese, ossia il ritorno in C1 al primo anno fra i professionisti. Una cavalcata eccezionale, che abbiamo ripercorso anche nei giorni scorsi sui social e che ha emozionato il mister lucano. Uno che solitamente non si abbandona alle emozioni - o almeno non lo dimostra - ma che col suo carattere ha sempre avuto la schiena dritta anche quando le circostanze non gli erano favorevoli. In quel campionato di C2 fu il deus ex machina di un'impresa incredibile. Fu capace di far girare alla perfezione il giocattolo costruito da Trapani e D'Eboli, plasmando un gruppo di calciatori con voglia di rivalsa, impreziosito dalla classe di Scarpa che subentrò di fatto a metà campionato. La squadra giocava bene e in quelle quattro partite finali dimostrò di avere anche maggiore voglia di vincere e tanta determinazione. Sembrava scontata la sua riconferma, invece a sorpresa la società azzurrostellata preferì ripartire da Cosco. E poi sappiamo come andò a finire. 
Dopo le esperienze con Melfi e Noicattaro, nell'estate 2009, dopo due salvezze sofferte (una ai playout, l'altra all'ultima giornata), la Paganese lo richiamò, trovando Palumbo pronto a rispondere: "Riprendo da dove ho lasciato". Insieme a lui tornarono Pasquale Esposito, Gambi, Izzo e Ibekwe, ma non andò come si aspettava perchè dopo due sole giornate, zero punti raccolti e divergenze di vedute sul mercato, gli fu dato il benservito. L'interregno di Pensabene durò poco più di due mesi, poi ad inizio novembre il presidente Trapani attuò il ribaltone: dentro Palumbo in panchina e via anche il dg D'Eboli. Il tecnico di Venosa debuttò con una vittoria a Monza, ma il cammino fu disastroso per tutto il girone d'andata. A gennaio la rosa fu rinforzata anche se non a dovere e, grazie ad una rincorsa produttiva nelle ultime giornate e ai gol della stellina Tortori, la Paganese agguantò i playout contro il Viareggio. Doppio pari e retrocessione, poi mitigata dal ripescaggio. 
Quindi da chi si ripartì? Sempre da Palumbo e stavolta l'avvio è confortante. Il 4-4-2 delle prime giornate è da applausi, il gol con la Reggiana al Giglio, ad esempio, è da far rivedere ai ragazzini della scuola calcio. La Paganese vince le prime tre gare in casa, dominando il Verona (che fu promosso in B), il Bassano e l'Alessandria di Sarri. Lontano dal Torre non va benissimo, l'episodio dell'Arechi crea falle dentro e fuori dal campo tanto che il momento magico s'interrompe presto. Dopo una sconfitta interna col Monza, venne chiamato Ezio Capuano al capezzale degli azzurrostellati. Nonostante lo stravolgimento della rosa, arriverà la retrocessione diretta.
Ma poco più di un anno più tardi la Paganese avrà ancora bisogno di Palumbo. Nel campionato di Seconda Divisione, a gennaio la dirigenza ruppe con Grassadonia che si dimise per divergenze sul mercato. Era nel frattempo tornato il direttore D'Eboli che decise di affidare la rosa a un uomo che conoscesse bene ambiente e società: Pino Palumbo. La Paganese perse presto il treno per la promozione diretta e rischiò di uscire anche dai playoff, a causa di risultati altalenanti e di una rosa forse troppo legata al suo vecchio allenatore. A una giornata dalla fine il clamoroso addio. Il gol al 94' di Luca Fusco contro il Fano aveva di fatto regalato l'accesso ai playoff agli azzurrostellati, da certificare con una vittoria sull'Arzanese. Dopo quel match coi marchigiani, però, la dirigenza decise di richiamare a sorpresa Grassadonia che condusse la squadra in Prima Divisione vincendo gli spareggi. Forse questo addio fece ancor più male di quello dell'estate 2007, tanto che qualche anno dopo Palumbo commentò: "La Paganese è stata una tappa importante della mia carriera. Ho conosciuto tanta gente di spessore, altre meno e sono rimasto deluso dai loro comportamenti. Nella vita ognuno ha il suo carattere, il proprio modo di pensare ed io manterrò sempre la mia etica, anche se le persone che mi hanno deluso non stanno più nei miei pensieri, gli auguro tanto bene. Sarò sempre legato al meraviglioso pubblico: abbiamo vinto un campionato vero, difficile, con grandi squadre, esprimendo un gran calcio. Quando vinci in un posto c'è sempre un ricordo particolare e lo porterò sempre con me. Anche le delusioni e le sconfitte perché anche quelle, come nella vita, fanno parte del calcio ed io ho guardato le cose sempre con gli occhi del rapporto umano oltre il calcio".
La particolarità del rapporto fra Palumbo e la Paganese è che la sua ultima partita guardata dalla panchina è stata proprio una contro gli azzurrostellati: Melfi-Paganese del novembre 2015, decisa da una doppietta di Carcione che di fatto costò il posto a Palumbo come allenatore dei gialloverdi. 

Danilo Sorrentino
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