A BOCCE FERME

A BOCCE FERME: VOLA IL LECCE, RISALE LA JUVE STABIA. RIBALTONE TECNICO A MESSINA

18.10.2016 22:18

Giornata favorevole per il Lecce che, complice lo scivolone del Foggia a Castellammare, si attesa in solitudine al primo posto con tre lunghezze di vantaggio dopo aver asfaltato il Francavilla dell'ex ds Stefano Trinchera. Gara senza storia, coi giallorossi che hanno dominato in lungo e in largo gli avversari soprattutto nel corso di una ripresa alquanto tragica per gli ospiti. E che avrebbe potuto lasciar loro in eredità un passivo ben più punitivo. Sugli scudi Giuseppe Torromino, autore di una tripletta. Ecco, i valori del Lecce risiedono in un reparto offensivo pauroso, con Caturano e lo stesso Torromino che risultano attualmente i migliori marcatori dei tre gironi della Lega Pro con 8 e 7 centri ciascuno. Alla vigilia questo derby poteva presentare delle incognite anche per via del successo biancazzurro sulla Casertana che aveva rinvigorito la truppa di Antonio Calabro. Ma il campo ha detto ben altro.

E non dissimile è stata la recita che è andata in atto al Romeo Menti di Castellammare, dove la Juve Stabia ha asfaltato un Foggia in crisi di gioco e, adesso, anche di risultati. Le Vespe, in casa, sono l'unica squadra ad aver fatto finora bottino pieno. Ma un gap così bruciante tra le due compagine nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Solo un rigore dubbio nella ripresa, poi trasformato da Mazzeo, ha riaperto una partita già chiusa prima del fischio di inizio. Il Menti per la Juve Stabia è un fortino inespugnabile: i gialloblù giocano come vogliono, impongono ritmi e predominio, e non conoscono ostacoli. Bisogna solo cambiare passo in trasferta e, in questo senso, il derby del Torre contro la Paganese, in programma domenica, sarà una vera e propria prova di maturità per il gruppo di Gaetano Fontana. La Juve Stabia c'è per la promozione diretta, certo. Ma è chiaro che la strada verso la cadetteria passa per un rendimento lineare tra gare in casa e fuori. Sul Foggia c'è poco da dire: convince poco da un mese a questa parte e adesso non vince neanche più. Da De Zerbi a Stroppa ne perde lo spettacolo e si sapeva, ma a questo punto anche la solidità di gruppo. Ed è grave.

E' poi il Matera a completare il trittico di squadre che vincono a mani basse e senza alcuna difficoltà. Vittima, in questo caso, il Catanzaro. Il poker biancazzurro parla da solo e certifica la forza di volontà di una squadra che, esattamente come Lecce e Juve Stabia, ha saputo reagire velocemente all'ultima, infausta domenica, senza particolari scorie mentali. Ancora meglio i lucani quando, col Catanzaro riversato in avanti nel tentativo di salvare il salvabile dopo lo 0-2, ha potuto divorare praterie sterminate. Fino al raddoppio, i giallorossi non avevano demeritato, tenendo testa ad un avversario più quotato. Poi il crac. Da valutare adesso le condizioni di Cunzi, uscito dopo la metà della ripresa per una distorsione, e Baccolo, che ha giocato con una infiltrazione dopo che il giovane napoletano Moccia era stato messo praticamente in preallarme.

Non si ferma più il Monopoli, imbattuto da ben sette gare, quando al Veneziani fu la Juve Stabia a vincere. Era l'11 settembre. Una festa per i biancoverdi ma una tragedia per i siciliani che finalizzano l'ennesimo ribaltone tecnico stagionale. Via la vecchia gloria Sasà Marra, dentro Cristiano Lucarelli che ad agosto era stato vicino alla panchina del Catanzaro dopo la separazione con Alessandro Erra. Ci eravamo abituati ad un Messina impalpabile e destinato a regalare poche emozioni ai propri sostenitori in questa stagione, anche a causa dei mille equivoci societari che si riversano inevitabilmente sulla parte tecnica. Ma, in Puglia, i peloritani si sono superati. Certo, non era il Monopoli di ora il miglior competitor per sperare nel riscatto. Tanto che la gara è stata messa in frigorifero dalla squadra di Diego Zanin già nel primo tempo. Ma ciò che ha sorpreso più di tutto è stata la reazione nulla dei giallorossi nella ripresa. Encefalogramma piatto e gol di Madonia, nel recupero, inutile. Da qui la decisione del club di dare l'ennesimo scossone. Ma servirà? Lucarelli, nel frattempo, già bussa a rinforzi. E questo significa tanto.

Ancora un passo falso per la Casertana, che agguanta la Reggina in extremis ma perde altri due punti sulla strada del riscatto definitivo. Non è stata neanche una grandissima prestazione da parte rossoblù: falchetti in affanno soprattutto nella ripresa, quando gli amaranto si sono mostrati superiori e assai piacevoli, non finalizzando quanto creato prima della beffa finale. Una vittoria gettata praticamente alle ortiche. Per la Casertana, però, la svolta è arrivata con l'ingresso, al fianco di Luca Tilia, del leader del caseificio La Pagliara, Giuseppe D'Agostino. Esce di scena Pasquale Corvino, che ora si dedicherà all'Albanova. E vedremo se la nuova governance avrà frecce brucianti da utilizzare.

Non apporta alcun beneficio, per ora, il cambio di panchina a Taranto. Rossoblù sempre in crisi e sconfitti allo Iacovone da un Fondi che non vinceva da ben cinque gare (il 14 settembre fu l'Akragas a cadere in terra pontina). Tuttavia qualche segno di risveglio, nel primo tempo, c'è stato. E con un pizzico di fortuna in più, la gara poteva prendere una strada totalmente diversa. Col vantaggio ospite nella ripresa, è calato il sipario. Bisognerà lavorare proprio su questa mancanza di reazione del gruppo, a maggior ragione inspiegabile dopo una prima parte di partita incoraggiante.

La squadra che, dopo un inizio negativo, ha cominciato a mettere in fila parecchi risultati positivi senza lasciarsi cogliere da inutili paure, è l'Akragas. Con l'Andria la beffa è arrivata solo nel recupero ma del Gigante hanno stupito soprattutto ferocia e spirito di sacrificio. L'Akragas è un collettivo efficace, che non sempre produce spettacolo ma che sa lottare e, soprattutto, annullare gli avversari. La Fidelis, pur provando maggiormente a vincerla, non ha quasi mai tirato in porta. E, dopo lo svantaggio griffato Zanini, ha trovato il punticino quando l'Esseneto era già pronto a festeggiare. Insomma, i siciliani si sono calati bene nello spirito da sangue e arena della categoria. Per l'Andria, invece, un timido progresso ma in futuro occorrerà essere più produttivi in gare bloccate.

Poche emozioni tra Vibonese e Siracusa, che pareggiano secondo pronostico. Entrambe, non a caso, venivano dalla domenica bestiale vissuta rispettivamente contro Lecce e Matera. Alla fine è un pari che dà ossigeno alle due contendenti anche se grida ancora vendetta il penalty fallito da Saraniti. Ma il Siracusa è stato tutt'altro che un agevole sparring partner. Va da sè che il risultato ad occhiali è più che giusto.

Il "derby" delle ultime tra Melfi e Catania ha riservato l'esito più atteso: il pari. Non che sia stato un epilogo, però, che abbia soddisfatto entrambe. Il Melfi targato Dino Bitetto era alla ricerca della prima vittoria della sua gestione per iniziare ad uscire dalla crisi. Il Catania, invece, immaginava tutt'altro campionato, al netto della dura penalizzazione subìta. Primo tempo sconcertante di marca etnea, ripresa leggermente migliore ma che ha consegnato un Catania confusionario e decisamente distratto in difesa. Insomma, una prestazione nel complesso negativa che ha fatto scattare la contestazione nei confronti dei calciatori, e del tecnico Pino Rigoli, da parte dei tifosi rozzoazzurri presenti al Valerio. Per ora il trainer siciliano non si tocca, come ordinato da Lo Monaco. Melfi che ha evidenziato un timido progresso ma che è ancora abbastanza indietro rispetto a quello che rispecchia il gioco e le idee di Bitetto.  

Stefano Sica
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