LA PARTITA DEL TIFOSO

LA PARTITA DEL TIFOSO - COME QUELLE DRAMMATICHE GARE DEGLI ANNI OTTANTA

Quell’andata in scena venerdì sera è stata una Paganese che definirei (una volta esclusi per pudore gli altri aggettivi) vintage. Ricordate quelle drammatiche partite di Coppa Uefa degli anni ’80, quando qualche squadra italiana si recava all’estero a difendere uno striminzito 1-0 ottenuto nella gara d’andata? Era l’epoca del terzino, del fluidificante, dello stopper e del libero, dietro a tutti quanti. Era l’epoca in cui i telecronisti erano soliti dire “lo stopper spazza via l’area di rigore” oppure “rinvio alla ‘viva il parroco’”. Quelle erano, ripeto, partite drammatiche, in cui la nostra portabandiera metteva sette-otto giocatori davanti alla porta, con il solo intento di non prenderle; era l’epoca del famigerato catenaccio all’italiana.

La Paganese a Matera ha rispolverato il mio personale cassetto dei ricordi, tirando fuori una partita d’altri tempi. Quei poverini di Sportitalia avevano parlato, in sede di presentazione della partita, di un arrembante 4-3-3, proposto da mister Favo. Orbene, siamo almeno riusciti a dimostrare che la nostra è una squadra camaleontica, che sa bene adattarsi all’avversario e alle dinamiche di gioco, riuscendo con disinvoltura a passare a un più attento 4-5-1 per poi posizionarsi con un rivoluzionario 6-3-1! Il risultato (e non sto parlando del 2-1 subito) è sotto gli occhi di tutti: di nuovo, se non fosse stato per Gomis, saremmo usciti dal campo con le ossa ancor più rotte di quelle che ci ritroviamo adesso.

L’involuzione tattica e tecnica è evidente, come è evidente che si registra, se non proprio un peggioramento della condizione fisica, quanto meno un non miglioramento della stessa. La vittoria di Cosenza, a questo punto, è da considerarsi assolutamente un episodio, capitato, tra l’altro, contro una squadra che palesa evidenti difficoltà, vista pure la classifica deficitaria. E questo è proprio un altro aspetto che vorrei analizzare con voi: fino a ora abbiamo incontrato squadre non certo di primo livello, destinate, probabilmente, a un campionato di sofferenza oppure squadre che hanno aspettato proprio noi, novelli Re Magi, per venir fuori da un periodo di crisi tecnica e di risultati. Come il Matera, che comunque è una formazione di medio-alta classifica.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea, come avrebbe detto l’ottimo Antonio Lubrano: e ora che arrivano le squadre forti e/o quelle in forma, come la mettiamo? Martedì pomeriggio, appunto, ci aspetta una gara sulla carta proibitiva, contro una squadra destinata a lottare per la vittoria finale e certamente non in crisi, di nessun tipo. E per rispondere alla domanda che ci siamo posti: booo, io veramente non lo so. So, con certezza, che sto iniziando a preoccuparmi un tantino.

Alberto Maria Cesarano
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