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REWIND - L'ANNO D'ORO DI TACCOLA: "SEMPRE CREDUTO IN QUELLA SALVEZZA. NON RIMASI PER VOLONTA' DI PALUMBO"

«Salutami tutta Pagani, per cortesia!». Una volta tanto partiamo dalla fine della telefonata. A parlare è Mirko Taccola, uno dei difensori più forti della storia della Paganese. In maglia azzurrostellata per una sola stagione, 2007/2008, Taccola – con alle spalle un passato anche in Serie A con Inter, Napoli e Cagliari - ha lasciato un ricordo indelebile a Pagani.
A 47 anni non ha ancora appeso le scarpette al chiodo: «Gioco per divertirmi assieme agli amici nella Fornaci, una squadra di Terza Categoria». Gestisce un negozio di fumetti a Lucca e con il calcio professionistico ha chiuso: «Non mi interessa più. Non mi piace il modo con cui si fa calcio oggi in Italia e la delusione della Nazionale è lo specchio preciso della situazione di questo sport nel nostro Paese. Preferisco starne fuori e continuare a divertirmi con gli amici».

Qual è il ricordo più bello della tua stagione in azzurrostellato?
«La salvezza finale, lottammo un anno per raggiungerla. Agguantare quel traguardo a Castellammare fu una emozione molto grande, indelebile».

Resta indelebile la lettera (che troverete nel video sottostante) che di tuo pugno scrivesti alla squadra e che fu letta nel pullman al ritorno da Castellammare. Cosa ti ispirò?
«Quella lettera doveva restare privata, solo della squadra. Poi non so chi fece le riprese sul pullman e fu divulgata. Scrissi quelle parole perché le sentivo: le avevo scritte da tempo perché ero convinto che ci saremmo salvati. Era un riconoscimento per tutti, doveroso e meritato, per non dimenticare i sacrifici, il lavoro e l’impegno profuso in quell’annata. Era un modo per ringraziare tutti per la gioia e per la grande soddisfazione di quella salvezza».

Qual è il rapporto umano più bello della tua esperienza a Pagani?
«L’amicizia con Simone Berardi, che considero un mio fratello. Lo sponsorizzai anche a Pagani: conoscevo l’uomo e il calciatore. Poi ci sono tanti bei legami, come quello con Pantanelli e Caracciolo, che assieme a me erano gli elementi più esperti, e che alla fine hanno saputo trasmettere tanto».

E il rapporto con i tifosi?
«Resta straordinario, nonostante io abbia giocato a Pagani un solo anno. Quell’anno fummo la miglior difesa e il peggior attacco del campionato. Non mi sono mai spiegato perché fu confermato l’attacco in blocco e nessuno della difesa: è tuttora una scelta che faccio fatica a capire».

L’argomento rinnovo non fu mai affrontato?
«Parlai con Cocchino D’Eboli: mi ripeteva che Palumbo non mi vedeva bene in una difesa a quattro visto che con Capuano avevo sempre giocato a tre. Avevo 22 anni di professionismo alle spalle e mi sembrò riduttivo essere giudicato per tre anni. Ma forse l’allenatore non conosceva le mie caratteristiche umane e professionali».

Come arrivasti, invece, a Pagani?
«Con una telefonata di Capuano, con cui avevo già giocato e che mi ha sempre stimato. All’epoca ero svincolato e a quella telefonata rispose mia moglie. Capuano senza mezzi termini le chiese se ero disposto a venire a Pagani a fare qualcosa di importante. Dopo qualche giorno ero alla Paganese».

Parliamo del presente: un giudizio su questo campionato?
«Mi sembra un’annata veramente molto difficile. Spero che alla fine, con l’aiuto del pubblico e con qualche rinforzo, la situazione migliori. Mi dispiace anche per Favo, che conosco personalmente: è un professionista molto serio. Gli auguro di riuscire a portar fuori la squadra da questa situazione. Ho letto alcune sue dichiarazioni e mi pare di aver capito che la squadra manchi sotto il profilo caratteriale: è una pecca grossa ma vi auguro con tutto il cuore di uscire quanto prima da questa situazione nel migliore dei modi».

Barbara Ruggiero
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LA LETTERA DI MIRKO TACCOLA

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