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REWIND - MONTUORO: "OGNI CALCIATORE DOVREBBE GIOCARE A PAGANI. CHE STRANO QUEL DERBY FRA PAGANESE E REAL"

«Non ho mai giocato nel calcio professionistico, ma quando ricordo l’esperienza di Pagani, mi rendo conto che in quegli anni mi sono sentito un vero professionista». Siamo sul finire degli anni Novanta e Francesco Montuoro è uno dei pilastri della difesa della Paganese. Cinque le sue stagioni con la casacca azzurrostellata; cinque anni densi di ricordi ed eventi importanti, come lo storico derby tra Paganese e Real Paganese del 1996/1997 e come la promozione targata 1998/1999.

Partiamo dal ricordo più bello di quegli anni: qual è?
«Ce ne sono tanti perché a Pagani sono stato veramente bene. Ci sono le vittorie, le soddisfazioni nei ricordi, ma anche un gruppo di amici indimenticabile. Io, appena arrivato alla Real Paganese, fui accolto come un figlio: ero sempre tra la gente, frequentavo la città, i tifosi, i bar. Lo dico sempre a mio figlio: a Pagani sono stato trattato sempre da professionista».

Arrivasti a Pagani nel 1996, alla Real Paganese: com’era giocare un insolito derby tra due squadre della stessa città?
«Ricordo che era strano: c’era il pubblico diviso a metà. Nella Paganese, da avversario, giocava Astarita, un amico che poi negli anni successivi giocò con me. Ricordo pubblico e tifoseria divisa: sono cose che non si dimenticano facilmente».

Un altro episodio che hai vissuto da protagonista, che è rimasto impresso nella memoria dei tifosi, è la storica trasferta di Sapri, quella che decretò la promozione della Paganese al termine della stagione 1998/1999. Emozioni e aneddoti di quella partita?
«Credo che in quel campionato fu più importante la partita di Nola. Certo, quella di Sapri resta indimenticabile per il numero di persone che ci seguì in trasferta, per la festa. Quella volta, eravamo in svantaggio, mister Ferrara mi chiese di uscire e mi sostituì con Perrone che dopo poco pareggiò e nell’ultimo quarto d’ora riuscimmo addirittura a vincere la partita». 

Hai segnato diversi gol: ce n’è uno che ricordi con maggiore piacere?
«Quello contro il Nola, che ci diede la possibilità di agganciare il Sapri».

Il legame più forte di quegli anni?
«Con tutta la piazza. Io dico sempre una cosa: ogni calciatore dovrebbe avere la possibilità di giocare almeno un anno con la Paganese per capire quanto è viscerale e forte il legame della piazza con la squadra. C’è un rapporto stretto che mi lega a Michele Califano, un fratello per me. Anzi, voglio fargli un augurio: spero che un giorno possa allenare la Paganese. E poi cito il mio presidente, Mimmo Lombardi: l’ho incontrato per caso durante le vacanze di Natale ed è stato un piacere immenso vederlo e parlare con lui. Ho giocato con tante altre squadre ma lui è stato l’unico che mi ha fatto sentire un vero calciatore».

E sulla Paganese di oggi cosa dici?
«Oramai vivo nelle Marche, a Fano, e seguo poco le vicende da vicino; ma mi informo sempre su risultati e classifiche. Mi fa piacere sapere che c’è un mio compaesano che indossa la maglia della Paganese (Scarpa, nda). Alla Paganese auguro ogni bene per il futuro: so che sta attraversando un momento delicato ma credo che la forza e la vicinanza dei tifosi possa aiutare a superare questa fase». 

Barbara Ruggiero
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