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REWIND - I MIRACOLI DI FIORE PORTARONO A UN PASSO DALLA B: "GRAN GRUPPO, VIVEVAMO PAGANI'"

Ha difeso la porta della Paganese nella stagione dello storico testa a testa con il Bari, con la Serie B mancata di un soffio. Un solo anno a Pagani per Pasquale Fiore, napoletano, classe 1953, cresciuto nel vivaio nel Napoli con dieci stagioni in azzurro (secondo di Luciano Castellini) con parentesi a Pagani, Avellino e Como. Arriva a Pagani nel 1976 dopo aver vinto il Torneo di Viareggio con il Napoli. Fiore, dopo una parentesi da allenatore di una squadra femminile in A2 (Venezia Jesolo) ha chiuso con il mondo del calcio, vive a Venezia, ma la Paganese gli è rimasta nel cuore: «Mi interesso sempre al Napoli e alla Paganese – confessa - Spesso racconto a mia moglie che squadra forte eravamo quell’anno».

Ci racconta come arrivò a Pagani?
"Venni a Pagani in prestito dal Napoli, su richiesta di Rambone, assieme a Stanzione, Albano, Leccese. Avevo ventuno anni, ero giovanissimo: quella squadra era formata da tutti giovani di belle speranze. A Pagani mi trovai veramente bene: eravamo un bel gruppo, tutti bravi ragazzi, ci aiutavamo l’un l’altro. Vivevamo in una villetta poco lontano dal centro; solo i calciatori sposati avevano casa a Vietri sul Mare. La nostra villetta era un punto di ritrovo per tutti: uscivamo solo per andare a mangiare. E poi c’era Simonelli, che studiava sempre a casa: è sempre stato il filosofo per noi".

Qual è il ricordo più bello di quel campionato?
"Fu una stagione entusiasmante e un campionato ricco di sorprese anche per noi che conoscevamo bene i nostri punti di forza. Se avessimo avuto una punta forte forse saremmo arrivati in Serie B. Riuscimmo a fare risultati con squadre importanti e maturammo la consapevolezza di essere una formazione ostica. Perdemmo solo quattro partite in tutto il campionato ma oramai i giochi erano fatti e il Bari fu promosso. Eravamo un bel gruppo: sto lavorando per organizzare una bella rimpatriata di tutti i calciatori di quella storica annata: speriamo di riuscire a vederci a Pagani o nei dintorni entro pochi mesi".

E il ricordo più bello di Pagani?
"Una parte del mio cuore è rimasto a Pagani: ho un ottimo ricordo, ho lasciato lì tanti amici. E poi noi calciatori stavamo sempre in città, tra ristorante, campo e abitazione. Spero di aver lasciato anche io un buon ricordo".

Com’era il rapporto con Gennaro Rambone?
"Rambone era un grande allenatore, veramente una persona all’altezza della situazione, un sergente di ferro. Guai a chi parlava male di un suo calciatore: ci difendeva tutti a spada tratta anche se qualche volta esagerava con degli atteggiamenti. Per esempio, se ci vedeva anche solo parlare con una donna succedeva una guerra. Una volta mi fermai solo a salutare una ragazza nei pressi della sede della Paganese: stavamo parlando, uscì Rambone e cominciò a dirmene di tutti i colori. Mi feci rosso come un peperone, che vergogna!"

Qual è la parata più bella tra i pali della Paganese?
"A Torre del Greco ebbi un quarto d’ora di applausi: all’ultimo minuto, su calcio di punizione della Turris, presi la palla diretta all’incrocio dei pali con una sola mano. Ricordo ancora tutti gli applausi e gli elogi che mi furono riservati all’indomani. E poi resta indelebile la partita contro il Brindisi: all’ultimo minuto riuscii a prendere una palla difficile, che sembrava diretta già in rete. La Paganese pareggiò la partita e da lì cominciò tutto l’entusiasmo di quella stagione".

Un pronostico sull’attuale campionato della Paganese?
"Fare calcio a un certo livello non è facile. Il pareggio contro il Trapani di quest’anno mi ha ricordato un po’ il nostro contro il Brindisi nel 1976: due squadre ostiche, costruite bene, che vengono fermate dalla Paganese. Speriamo tutto vada per il verso giusto in questo campionato: magari a fine stagione riusciamo anche a organizzare una bella rimpatriata dei calciatori 1976/1977 a Pagani e a festeggiare tutti insieme anche un buon traguardo raggiunto dall’attuale Paganese".

Barbara Ruggiero
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