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INCHIESTA RE ARTU', RIFLETTORI SU MESSINA-PAGANESE. ANCHE GRASSADONIA FRA GLI INDAGATI

Finisce ancora sotto i riflettori la gara Messina-Paganese di due stagioni fa, terminata 2-2. La partita in questione, che suscitò numerose polemiche all'epoca e non solo, sarebbe fra le quattro partite su cui si è concentrata l'inchiesta della Procura di Messina, denominata "Re Artù", dal soprannome dell'ex tecnico dei peloritani Arturo Di Napoli. La Gazzetta del Sud, in edicola oggi, infatti parla di un'indagine che si è conclusa dopo sette mesi di accertamenti e verifiche, che avrebbe portato all'inserimento nel registro degli indagati di trenta persone, di cui cinque calciatori in attività: il resto è tutto il mondo di mezzo tra professionisti, ex giocatori e allenatori, scommettitori illegali del pianeta calcio. Fra questi anche l'ex allenatore della Paganese, Gianluca Grassadonia, ora alla Pro Vercelli, Raffaele Di Napoli, tecnico dell'Akragas, l'ex centrocampista peloritano Carmine Giorgione, oggi in forza all'Albinoleffe e l'ex vice presidente dell'Acr Messina Pietro Gugliotta. Sarebbero loro, secondo la ricostruzione del quotidiano, i quattro nuovi nomi "eccellenti" che fanno parte del novero di indagati, con la contestazione a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, truffa e alterazione dei risultati sportivi. Al centro le "combine" che si sarebbero verificate nel Girone C di Lega Pro fra il 2015 e il 2016 su almeno quattro partite - quantomeno sospette - giocate dall'Acr Messina. Sarebbe stato in concreto predeterminato il risultato, con l'effettuazione di scommesse sporitve, anche impegnando forti somme, ovvero migliaia di euro, quando si era già a conoscenza del risultato finale degli incontri di calcio. Nel fascicolo del pm Massara a marzo erano stati già iscritti i nomi di alcuni scommettitori, volti noti e meno noti a Messina, oltre a quello di Arturo Di Napoli e dell'ex portiere dei biancoscudati, Alessandro Berardi, ora al Bari. Il filone sportivo, va ricordato, non ha rilevato alcuna anomalia.

L'inchiesta pare sia partita da una denuncia fatta dall'ex presidente del Messina, Natale Stracuzzi, in relazione ad una serie di partite a suo dire combinate, disputate dalla sua squadra. Fra queste anche Messina-Paganese del 14 febbraio 2016, terminata 2-2, per la quale probabilmente sarebbero indagati Lello Di Napoli, Grassadonia e Giorgione, all'epoca rispettivamente tecnici delle due squadre e capitano del Messina. Negli spogliatoi del San Filippo a fine gara i giocatori trovarono gli 007 federali, già allertati dai sospetti della vigilia e che la mattina erano stati nel ritiro della Paganese. Il giorno prima, infatti, era stata la Federbet a denunciare flussi anomali di scommesse su una combinazione in particolare: la "2-X". Cioè in molti pronosticarono - incassando 15 volte la posta giocata - la Paganese in vantaggio all'intervallo e il segno "X" al 90'. Ed andò esattamente così. Ad avvalorare la tesi della Procura Federale anche l'andamento della partita. I giallorossi, sotto 1-2, nella ripresa sfiorarono il pari con il rigore fallito da Tavares, prima di trovarlo grazie a una gentile "concessione" avversaria: l'allora 17enne Acampora, alla seconda presenza fra i pro, gettato nella mischia da Grassadonia pochi secondi prima, battè il proprio portiere Marruocco con un autogol goffo che trasformò i sospetti in veleni. 

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