LA PARTITA DEL TIFOSO

LA PARTITA DEL TIFOSO - LA STORIA CONTINUA, GIUSTO COSI'

01.06.2018 12:36

La storia continua! E non poteva essere altrimenti. È giusto così. È bellissimo così.
Che sospiro di sollievo, sabato scorso, al triplice fischio finale. La sensazione che ci stessimo giocando ben più della permanenza in terza serie era oramai diventata un’inquietante presa d’atto. Nel corso delle tre settimane di preparazione alla gara di Pagani, in molti abbiamo pensato: “Se perdiamo finisce tutto, finisce il calcio a Pagani. Se andiamo in D, impiegheremo altri venti anni per risalire!”.
Invece è andato tutto nella maniera giusta. Beh, non so se sia giusto o meno ma a questo punto, chi se ne frega! L’importante era salvarsi, ci siamo riusciti e va bene così.

Inutile dire che gli ultimi giorni sono stati davvero difficili: ansia e paura ci attanagliavano tutti, costringendoci a un giogo malefico e opprimente. Io sono fiducioso di natura e lo sono stato sempre, prima ancora della partita di Fondi, a maggior ragione dopo il 2-2 dell’andata. Ma le ore a ridosso della partita decisiva sono state davvero difficili. Per stemperare un poco la tensione decido di scendere presto da casa, appena dopo pranzo e vado a fare un giro in motorino. A un certo punto mi fermo a un bar per un caffè. È lì che tutto mi si chiarisce, i timori si affievoliscono e la consapevolezza che il sogno non sarebbe finito si materializza: dentro al bar trovo due bambini (avranno avuto 5/6 anni ciascuno) vestiti dalla testa ai piedi di azzurrostellato! Se ne andavano in giro fieri e orgogliosi della casacca che indossavano, della stella che campeggiava sui loro petti. Ed è a quel punto che, tra me e me penso: “No, oggi si vince, non può essere altrimenti! Questi bimbi non piangeranno, oggi, per la prima volta, per una partita di calcio, per una delusione. Non vivranno una cocente sconfitta della loro squadra del cuore. Questi bellissimi bimbi dovranno vedere ancora tante partite e gioire e rammaricarsi e dispiacersi magari, ma non può finire oggi. Oggi si vince, fosse solo per loro due…”. Quei bimbi sono l’essenza dell’essere tifoso della squadra della propria città: l’identificazione coi colori sociali; la tradizione che si perpetua, di padre in figlio, di generazione in generazione; il senso di attaccamento verso una squadra che è la trasposizione, su un campo di gioco, di una città, che prima ancora di essere mia e vostra, è la loro città! Tutto questo amore si concretizza in un atto di assoluta fedeltà a una squadra sola: la Paganese! E non può essere altrimenti, non può esserci spazio, in cuore tifoso, per alcuna altra squadra. Nulla può reggere a confronto!

Mi reco allo stadio, curioso di sapere in quanti sarebbero andati a vedere la partita, in quel momento di difficoltà. E devo dire che la gente ha risposto, anche al di là di quanto sperassi. Insomma: chi ama la Paganese, sabato era lì. Io ho dato il mio piccolo contributo invitando mio cognato, al quale da anni faccio “’a capa tant” provando a narrargli le nostre gesta, facendogli conoscere uno spaccato del cosiddetto ‘calcio minore’: è stato anche lui coinvolto da noi tifosi e ha partecipato alla partita come uno di noi, lui che non è paganese. Insomma: chi non ci conosce può anche ignorarci, chi si approccia a noi finisce con l’amarci!
Dunque, la Paganese, la mamma calcistica di tutti i paganesi aveva bisogno di noi e come si fa nelle migliori famiglie, in molti hanno messo da parte malumori, polemiche, velata disaffezione e sono corsi a dare il proprio contributo.
Della partita che ve ne parlo a fare?! Non c’è alcuno spunto di natura tecnico-/tattica meritevole di essere discusso. Non per niente: ma chi se ne fregava della tecnica e della tattica?! Abbiamo vissuto i nostri peggiori incubi sullo 0-1, ma poi è andato tutto benissimo.

Questo è l’ultimo mio intervento, per quest’anno. Poi, se Dio e gli immarcescibili “SuperMegaBellissimoDirettore” e “Direttor Futuro” vorranno, insieme agli altri amici, anche il prossimo anno vi conterò una fesseria a settimana, dalla ripresa del campionato.

A memoria d’uomo non c’è ultimo intervento che possa chiudersi degnamente senza ringraziamenti. Ma prima dei ringraziamenti, avrei un paio di “’a facc ‘e…” da fare:

1. “’a facc ‘e…”: tutti i tirapiedi, vicini e lontani. Ai vicini, quelli paesani, dico di guardarsi allo specchio e rendersi conto che non si portano più, non vanno più di moda e che possono sbattersi come vogliono, noi da qui non ci schiodiamo! Ai lontani (neanche troppo, a dire il vero, giusto 200 metri): rassegnatevi, sono quasi quindici anni che tenete astipata la batteria per sparare i fuochi; scommetto che anche quest’anno fosse tutto pronto, tutti agghindati, con le bandiere con l’immagine del cacciuttiello sopra e pure quest’anno vi è andata male: riponete i fuochi e provate a spararli per qualcosa che dovete fare voi, se ne siete capaci! Voi, che fate i giri delle salumerie per preparare la colazione ai giocatori! Voi, che affollate le pensiline della CSTP per andare in trasferta! Voi, che dovete fare le collette per mandare la squadra in trasferta! Mentre io sono ancora in C e chissà per quanto tempo ancora. Rassegnatevi, la storia la stiamo facendo noi e da tanto pure!;

2. “’a facc ‘e…”: Lotito, Calcagno, Ulivieri e Tommasi. Si, perché un pensiero per loro e le loro decisioni di qualche estate fa ci sarà sempre;

3. “’a facc ‘e…”: ‘o tor ‘e Sor. Il “Ci vediamo a Pagani…” lo dicevamo noi, con cognizione di causa e puntualmente i poveri malcapitati ospiti andavano via con le ossa rotte (e non sempre solo in maniera figurata) e tu che fai, ci copi? E poi lo vai a dire a De Sanzo? Cose da pazzi;

4. “’a facc ‘e…”: l’allenatore del Catanzaro (manco mi ricordo come si chiama); non quello che ha finito il campionato, quello esonerato, insomma. Mo mi scoccio di rispiegare tutto il fatto. Ma molti di voi sanno cosa voglio dire.

Un grazie di vero cuore:

1. a tutta quanta la squadra. Ragazzi, certi momenti, nel corso del campionato, ci avete intossicato le domeniche e pure intere settimane (che poi sono diventati mesi). Adesso però ci è passato tutto, è tutto risolto. Un in “bocca al lupo” a chi va e un sentito augurio di fare meglio (e c’ mancass pur) a chi resta;

2. a Raffaele Trapani, e suo tramite a tutta quanta la società. L’amore e la dedizione del presidente sono a tratti commoventi. A lui, la mia gratitudine per quanto è riuscito a far e quanto, ne sono certo, ancora farà per la Paganese;

3. agli amici tifosi con cui ho condiviso l’ennesimo campionato, condito da momenti di tensione, rassegnazione, paura, esaltazione e infine gioia. Grazie a tutti i circa duemila che sabato sono accorsi allo stadio, nel momento del bisogno. Grazie agli ultras, ritornati a portare la bandiera azzurrostellata in ogni stadio e a essere di nuovo un vanto per questa città;

4. agli amici di PaganeseMania (consentitemi una menzione particolare per “Direttor Futuro”) che hanno sempre accolto con simpatia le mie opere d’arte, degne di un novello Tolstoj.

A presto. Forza Paganese!!!

Alberto Maria Cesarano
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