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LA PARTITA DEL TIFOSO - AIUTATI CHE DIO T'AIUTA, MA NOI NON LA MERITIAMO TUTTA QUESTA BENEVOLENZA

Se è vero che “Aiutati che Dio ti aiuta…”, non si può certo dire che noi quest’anno abbiamo fatto di tutto per meritare la benevolenza di chi, stando al di sopra di tutto e tutti, avrebbe avuto la facoltà di spingerci verso una salvezza diretta e, onestamente, immeritata. E dire che questo campionato è il più facile degli ultimi anni: ci sono due sole retrocessioni; addirittura se fai quintultimo ti salvi; a novembre era chiaro a tutti che l’Akragas avrebbe fatto una discesa diretta in D; a Natale, la stessa Akragas si avviava a retrocedere senza neppure passare per i playout e quindi anche fare quartultimo era buono; l’Andria, penalizzata, senza testa né coda, con mezzo piede agli spareggi e con un uomo in meno, vince a Pagani una partita indecente ricevendo così l’abbrivio per una rincorsa-salvezza, puntualmente portata a termine; il Fondi avrà fatto non più di 6-7 punti nel girone di ritorno ed era un’altra papabile alla retrocessione diretta. Macché, noi siamo dei signori e non approfittiamo delle disgrazie degli altri! A questo punto, non mi resta che sperare (io lo faccio, godo delle disgrazie altrui, altrimenti rischio che questo campionato me lo ricorderò per i prossimi venti anni) in una super penalizzazione al Matera. Sembra che i lucani non abbiano pagato niente e nessuno: manco la benzina per il pullman, le bollette di acqua, gas e luce. Un’altra penalizzazione senza dubbio arriverà ma a questo punto, per andare sul sicuro, al Matera dovrebbero togliere una settantina di punti, altrimenti neppure con dieci saremmo capaci di superarli in classifica. Anzi, già che ci troviamo, speriamo in almeno 3-4 punti dati al Fondi: non si sa mai!

Venendo alla mesta attualità, io vi posso dire che ho ancora impressa la scena di Carini che si lascia soffiare il pallone sull’azione del primo gol. E dire che glielo avevo pure urlato: “Cari’, nun ‘t mettere paur!!”, proprio perché una strana sensazione di freddo alla colonna vertebrale mi suggeriva che stava per accadere qualcosa di irreparabile: infatti! Carini si avventa (un parolone) su quel pallone con il disincanto e con il fare di chi: “Vabbuò, pure che non lo prendo io…? Tanto ci siamo salvati due mesi fa. A metà maggio ho anche già prenotato a mare, perché si risparmia. Ma chi li deve fare ‘sti playoff…”. Io ora non me la voglio prendere con il buon centrale difensivo perché, si sa, il calcio è un gioco di collettivo però… Però Carini è al centro delle nostre attenzioni e tutti noi ci stiamo chiedendo come fare per appilare almeno qualche buco del colabrodo che è la nostra difesa. E qui ci viene in soccorso un vecchio tifoso che vanta più partite di quanti capelli possa contare sulla testa. Sto parlando di “Giggione”, al quale ci siamo rivolti dall’alto della sua esperienza e lui: “Mettiamoci una sedia al posto di Carini. Almeno, ogni tanto, una sedia lo può fermare un avversario, magari qualche attaccante ci sbatte contro… E comunque, è difficile dribblare… una sedia!”.

Ma questo, a parte gli scherzi, non è certo il momento della contestazione. Questo è il momento del sostegno incondizionato e del tifo. Se saranno, come sembra oramai fatale, playout, dobbiamo invadere il piccolo stadio di Fondi, come avremmo fatto una decina di anni fa. E questo perché, se da allora sono cambiati i calciatori e gli allenatori, ciò che resta è la stella che sfoggiamo sulla stupenda casacca azzurra e orgoglio, attaccamento e passione per questa meraviglia non deve mai mancare.
Ciò detto, io non vedo l’ora che questo campionato finisca. Non vedo l’ora di impegnare le mie domeniche in piacevoli e stimolanti gite fuori porta. Ho già in mente la mia prima meta; ma che dico? Il mio primo viaggio sarà quasi un pellegrinaggio: Vallo della Lucania! Avit sta’ bbuon cient ann….

Alberto Maria Cesarano
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