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REWIND - SOLA, IL PIU' GIOVANE DELLA QUASI IMPRESA: "OGGI QUELLA PAGANESE SI SALVEREBBE IN A"

18.04.2018 15:59

«Quella Paganese potrebbe giocare tranquillamente nella serie A di oggi e centrare la salvezza». Antonio Sola è il più giovane calciatore della Paganese di Rambone che sfiorò la B nel testa a testa con il Bari. Due i suoi anni in azzurrostellato: il memorabile 1976/1977, uno dei punti più alti della storia della Paganese, e il 1978/1979, la stagione della retrocessione, delle partite giocate in campo neutro a causa dell’invasione di campo nel match casalingo con la Reggina. Poche le sue presenze ufficiali in campionato con la casacca azzurrostellata: una nel primo anno; cinque nel secondo. «Quei due anni restano per me indimenticabili: tornai a Pagani dopo un anno di servizio militare ma l’annata non fu esaltante come quella del 1976/1977», dice oggi Sola.

Il più giovane calciatore della rosa di Rambone nel 1976: com’era far parte di un gruppo che è rimasto nella storia?
«Avevo diciotto anni quando arrivai a Pagani: venivo dalla Primavera del Napoli. Mi volle Gennaro Rambone e quello fu il mio primo anno di professionismo. Giocai molto poco in campionato; fui utilizzato più in Coppa Italia. Era l’anno del testa a testa con il Bari per la promozione in B e ricordo che lottammo fino alla fine del campionato».

Il segreto di quella Paganese: possiamo svelarlo dopo oltre quarant’anni?
«Era una squadra fatta da grandi giocatori; una formazione che si salverebbe nella serie A di oggi. Allora il calcio era diverso. Ricordo tutti giocatori di ottimo livello. Poi le cose sono cambiate: oggi c’è meno seguito di allora, prima gli stadi erano stracolmi e si sentiva molta più rivalità tra le squadre anche in serie C. E poi avevamo una società solida alle spalle, che non ci faceva mancare niente».

Quali sono, a distanza di anni, i ricordi più belli della sua esperienza a Pagani?
«Eravamo un gran bel gruppo, molto affiatato. A differenza dei calciatori sposati, che vivevano a Vietri sul Mare, noi single vivevamo in una villetta a due passi dal bar Vitelli, in cui eravamo soliti ritrovarci. Le nostre tappe erano: allenamento, pranzo da Generosa e sosta al bar per quattro chiacchiere e una partita di biliardo. C’era una bella amicizia tra noi. Quelli sono stati anni bellissimi. Magari si potesse tornare indietro!».

Il rapporto più bello di quegli anni?
«Su due piedi dico Tacchi perché condividevamo la stanza; ma poi ricordo anche Leccese, Patalano, Di Giaimo, Simonelli… tutti, insomma. Noi giovani stavamo sempre insieme e avevamo un ottimo rapporto con tutti».

E i ricordi della piazza?
«Belli, anche perché, specie il primo anno, le cose andavano bene. I tifosi ci hanno sempre sostenuto».

Ha smesso con il calcio oggi?
«Dopo Pagani sono stato a Ercolano e a Sarno e poi ho preferito dedicarmi al mio lavoro, pur conservando la passione per questo sport, allenando in passato in alcune scuole calcio. Oggi ho smesso completamente».

E sulla Paganese di oggi cosa si sente di dire?
«Seguo sempre almeno i risultati. So che è un’annata particolare. La Paganese mi è rimasta nel cuore. Incrociamo le dita».

Barbara Ruggiero
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