A BOCCE FERME

A BOCCE FERME: LECCE NUOVA CAPOLISTA, STECCA ANCORA IL FOGGIA. RISORGE IL MELFI

30.11.2016 22:45

E' il Lecce la nuova capolista del girone C di Lega Pro. Seconda vittoria consecutiva in trasferta, dopo la sconfitta di Catania e tre pari di fila, e primato finalmente raggiunto. E' stato per certi versi a due volti il derby col Taranto: primo tempo di marca giallorossa, non solo per il vantaggio griffato Tsonev, ma anche per l'autorevolezza mostrata a guardia del risultato. Ripresa, invece, nella quale gli ionici hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo andando più volte vicini al pari. Commovente la reazione di orgoglio dei rossoblù, non finalizzata con un pareggio che tutto sommato non avrebbe scandalizzato nessuno. E sabato al Via del Mare arriva il Matera in uno scontro diretto da vivere tutto d'un fiato. In casa Taranto, Fabio Prosperi ha rischiato non poco ad inizio settimana. La società ha deciso per ora di riconfermarlo ma, in caso di passo falso a Monopoli, potrebbe essere deciso un nuovo ribaltone, con Nicola Legrottaglie e Guido Carboni tra i papabili alla successione.

Ma adesso è il momento dei salentini, favoriti dal periodo no del Foggia e, in maniera accessoria, dalla sospensione del big match tra Matera e Juve Stabia, causa nebbia. Si sono giocati appena 38 minuti, quanti sono bastati per produrre già gol e spettacolo. Si ripartirà dall'1-1 maturato sul campo e sarà una gara bella da vedere e da gustare tutta d'un fiato. Solo le Vespe, in caso di blitz in Lucania, potranno agguantare la vetta. Un sogno, invece, rimandato per il Foggia, la cui crisi è mascherata solo da qualche risultato estemporaneo che lo tiene a galla. La luna di miele tra il ds Peppe Di Bari e la piazza è finita, quella tra i tifosi stessi e Giovanni Stroppa non è forse mai iniziata. Scorie di un amore mai terminato per Roberto De Zerbi, ancora molto rimpianto in città. Il pomo della discordia è sempre quello: manca un attaccante di vero spessore dopo la dolorosa partenza di Iemmello, il cui addio è stato catastrofico per i Satanelli come quello di Higuain al Napoli, per fare un parallelismo che non si potrebbe definire azzardato. In realtà Di Bari ci ha anche provato e la società ancora oggi non vuole lesinare sacrifici per rinforzare il reparto (tanti i nomi monitorati per gennaio), ma il quadro è quello che è. E le contestazioni arrivate dopo la partita con la Casertana ne sono la logica conseguenza. Il pari con i rossoblù non è stato casuale, ma l'esito normale di una sfida che ha visto il Foggia approcciare in maniera bruciante per poi esaurirsi dopo una ventina di minuti. Da allora, sono stati i Falchetti a fare la partita, pareggiando con merito e sfiorando il match ball nella ripresa. Foggia, dopo l'1-0, quasi mai pervenuto. Ed è proprio questa crescita dei rossoblù che risulta piacevole e che si incanala nella scia degli ultimi risultati positivi. Insomma, quella di Tedesco è ora una squadra che crede di più in se stessa e che, quindi, sa tirar fuori cinismo e cattiveria quando occorre.

Il Cosenza, nonostante la sua discontinuità (a Siracusa è arrivata la sesta sconfitta in campionato), mantiene la quinta piazza ma deve guardarsi da due squadre che sembrano oramai treni in corsa: Francavilla e Fondi. I laziali, autori di un filotto di risultati che hanno portato in dote tre vittorie e quattro pari nelle ultime sette apparizioni, non vincono a Messina ma possono mangiarsi le mani per un rigore fallito da Tiscione nella ripresa e qualche occasione succosa non finalizzata nel primo tempo. Tutte situazioni maturate sullo 0-0 ma che non sminuiscono la reazione rabbiosa avuta dopo lo svantaggio arrivato in maniera quasi improvvisa nei secondi 45'. Non dissimile il cammino dei biancazzurri di Antonio Calabro: tre pari ed altrettante vittorie nelle ultime sei uscite. E il blitz ad Andria non è arrivato per una questione di dettagli, quando ormai per la Fidelis sembrava complicato scassinare la cassaforte contenente i tre punti per gli ospiti. Certo, non è stata una gara entusiasmante, specialmente nel primo tempo. Ma col vantaggio conseguito nella ripresa, seppure grazie ad un autogol, la gara si era messa davvero in discesa per i virtussini, con la Fidelis incapace di pungere. Poi il penalty, praticamente allo scadere, e il pari di Cianci. In questo caso, al Francavilla sono mancate malizia ed esperienza. Ma a Castellammare, sabato prossimo, sarà gara per palati fini, sicuramente da non sottovalutare per le Vespe.

Catanzaro e Reggina non si fanno male nel derby calabrese ed è un pari che serve più agli amaranto, che vedono la zona salvezza a due punti, che ai giallorossi, malinconicamente ultimi e attesi sabato dal Siracusa. Prosegue la marcia trionfale del Melfi, vittorioso al Valerio contro il Monopoli al culmine del quarto risultato utile consecutivo che disegna una media inglese perfetta: due vittorie casalinghe e due pari fuori dalla Lucania per i gialloverdi di Dino Bitetto, la cui cura inizia concretamente a funzionare dopo una semina di media durata che però faceva immaginare che, senza rinforzi di qualità a gennaio, neanche lui ce l'avrebbe fatta a portare la barca in salvo. Ovvio, sarà fatto mercato, ma i primi segnali di una provvidenziale discontinuità ci sono. 

Un ultimo focus va fatto doverosamente per la Vibonese, prossima avversaria della Paganese al Luigi Razza sabato pomeriggio. Al Massimino, contro il Catania, è arrivata una sconfitta che grida ancora vendetta per i motivi più svariati. Dal momento in cui il tecnico Massimo Costantino è stato messo in discussione (dopo la sconfitta di Francavilla, pareva davvero vicino all'esonero), i rossoblù non si sono fermati più. Due pareggi, due vittorie e lo stop in Sicilia in un test che ha visto i calabresi dominare per larghi tratti del match, colpire legni a iosa, sollecitare Pisseri al miracolo in più di una occasione e perdere quasi in extremis. Più di una beffa. Ecco, la sconfitta con i rossoazzurri di Pino Rigoli, fischiati sonoramente dal pubblico a fine partita, lascia il tempo che trova. La Paganese, se vorrà uscire indenne da questa battaglia, dovrà tirare fuori la cattiveria evaporata col passare dei minuti a Cosenza e Catania, e la pura e semplice voglia di giocare mancata clamorosamente a Fondi (soprattutto dopo l'intervallo). Altrimenti si andrebbe incontro a un destino segnato. Forza e coraggio.

Stefano Sica
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